Il Presidente e le Ministre, Giorgia Meloni tra governo e grammatica

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foto Facebook Giorgia Meloni
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Il 22 ottobre Giorgia Meloni ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo, diventando così la prima donna a guidare l’esecutivo. Non è questo il primo o l’unico primato che la leader di Fratelli d’Italia può vantare, essendo stata anche la più giovane ministra della Repubblica Italiana.

Come è facile immaginare, questo governo di centro-destra ha suscitato entusiasmi e preoccupazioni; da una parte c’è chi finalmente lo vede come espressione della volontà degli elettori, dall’altra chi teme stravolgimenti della Costituzione o rimessa in discussione di diritti oramai acquisiti, come quelli legati alla scelta ed alla possibilità di interrompere una gravidanza.

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Se è ancora presto per giudicare gli atti effettivi del governo Meloni, possiamo però analizzare alcune sue scelte relative alla denominazione dei ministeri, che possono essere indicative della direzione in cui questi andranno ad operare.

Alcuni funzioni ministeriali tornano ad avere una loro autonomia, come nel caso dello sport, delle riforme istituzionali o del mare; altri vedono nuove denominazioni, come nel caso del ministero per le imprese e made in Italy che nel precedente governo era indicato come sviluppo economico o il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che diventa agricoltura e sovranità alimentare. Altre modifiche sono meno evidenti, come nel caso di pari opportunità e famiglia che diventa famiglia, natalità, pari opportunità, oppure il ministero delle politiche giovanili che si occuperà di sport e giovani.

Ad alimentare critiche e discussioni è anche la scelta di Giorgia Meloni di presentarsi con il termine maschile di Presidente senza declinare al femminile la carica ricoperta, rinfocolando le polemiche già suscitate l’anno scorso da Beatrice Venezi, che sul palco del Festival di Sanremo chiese ad Amadeus di chiamarla con il termine “Direttore” al maschile. Se da un lato questa sembra a molti una scelta quasi voluta per esorcizzare la forse eccessiva enfasi data al fatto che la Meloni è la prima donna a presiedere un Consiglio dei Ministri, dall’altra è certamente una presa di distanza da chi – come Laura Boldrini (ma non solo) ha fermamente voluto che fossero declinati al femminile tutti i termini che indicavano incarichi e funzioni svolti da donne.

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