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sabato, Maggio 4, 2024
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Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock nella notte degli Oscar

schiaffo Will Smith

Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock nella notte degli Oscar ha riacceso sui social dibattiti infuocati che si sono alimentati su argomenti sempre più spinosi: la satira e l’umorismo devo avere dei limiti?

La violenza fisica è una risposta accettabile alla violenza verbale? Un uomo deve intervenire a difendere una donna se questa non agisce in prima persona?

Come sempre più spesso accade la discussione si è polarizzata virando verso posizioni sempre più estreme, che piuttosto che analizzare cause e comportamenti hanno assolto o condannato senza appello i protagonisti dell’evento che peraltro – secondo alcuni commentatori – altro non era che un espediente per fare notizia e ridare visibilità ad una cerimonia con sempre meno appeal.

Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock

Si può invece cogliere l’occasione per riflettere su stereotipi e pregiudizi, su cosa ciascuno di noi ritiene giusto o sbagliato, inopportuno o tollerabile, ed è quanto facciamo nel nostro podcast di questa settimana. Buon ascolto!

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Crisi climatica, un problema sempre più incombente

crisi climatica

La crisi climatica si sta facendo drammaticamente sentire; si è concluso un inverno caldo e rischiamo seriamente di dover affrontare una estate bollente.

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Guerra e Comunicazione: quando una immagine vale più di mille pallottole

guerra

La epopea della guerra dì Troia ed il ricordo dì Leonida alle Termopili dimostrano che sin dai tempi più antichi raccontare la guerra fa parte della strategia bellica. Dalla seconda guerra mondiale agli scontri in corso in Ucraina, passando per il Vietnam, analizziamo in questo Podcast quanto la comunicazione sia importante nel decidere le sorti di un conflitto.

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Corsa al Colle: Opinione pubblica indignata da schede bianche e nomi di fantasia

Corsa al Colle
Montecitorio

Nomi di fantasia e centinaia di schede bianche. Si riassumono cosi le prime tre votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

L’opinione pubblica è indignata per questa Corsa al Colle: stiamo vivendo una crisi pandemica che ha messo in ginocchio l’economia nazionale, a tutt’oggi si contano tanti morti dovuti al virus ed il collegio presidenziale formato da 1009 grandi elettori non riesce ad uscire dall’impasse in cui è caduto a Montecitorio.

Corsa al Colle: Scheda bianca perché non hanno deciso

In questi giorni è preoccupante ascoltare i parlamentari che asseriscono che votano scheda bianca perché non hanno deciso, perché non c’è una quadratura unitaria su un unico nome.

Si comportano e agiscono come se queste elezioni fossero piovute dal cielo inaspettatamente e ci si ritrova uniti (M5S permettendo) solo tra la nomina di Draghi o il ripensamento di Mattarella.

Entrambi gli scenari sono però inverosimili per la Corsa al Colle: come si può nominare Draghi e aprire quindi una crisi di Governo? Come può Draghi accettare l’incarico e partire già senza un Governo? E su Mattarella… come si può convincerlo a ritornare sui suoi passi?

La situazione inizia davvero a diventare preoccupante e il Mattarella bis, continuo a sostenere, resta l’unica strada.

Errore occupare Draghi?

Forse l’errore è stato fatto il 13 febbraio 2021, quasi un anno fa, quando si scelse di nominare Draghi a Palazzo Chigi.

Draghi sarebbe stato oggi il candidato unico al colle e ci saremmo risparmiati questo spettacolo. Ma in tal caso… chi sarebbe oggi il presidente del Consiglio?

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Quirinale: pronti al voto. Draghi o Casini? Un miracolo: Il ripensamento di Mattarella

Quirinale
Quirinale

Questo pomeriggio 1008 elettori, tra Parlamento e Grandi, saranno pronti per la prima chiama per la corsa al Quirinale. Le previsioni indicano per la prima votazione la scelta della scheda bianca, un modo diplomatico per non contarsi fin da subito.

Dopo l’annuncio di Berlusconi il centro destra si ritrova spiazzato soprattutto dal diktat su Draghi per il Quirinale.

Nel centrosinistra è rientrata l’idea di sostenere Riccardi (favorevole invece il M5s) e i Dem continuano a sperare in un ritorno di Mattarella, rientrato nel frattempo a Palermo. 

Ultime 48 ore: Casini al Quirinale?

Casini è il nome nuovo, quello che si rincorre da 48 ore. Sparito dalla scena mediatica dall’agosto dello scorso anno: da allora nessuna intervista, dichiarazione, virgolettati. Questo fa supporre che già si pensasse a lui da almeno un annetto, niente di sorprendente considerando che anche nel 2015 il suo nome circolò molto.

Elisabetta Belloni come possibile candidata al Quirinale è il nome a cui sta pensando Salvini, su di lei però sembra che Renzi abbia delle perplessità, poiché “guida ora i Servizi Segreti”.

Si attende l’esito dell’incontro che dovrebbe avvenire questa mattina tra Enrico Letta, leader del PD, e Matteo Salvini, della Lega.

Quanto tempo per l’elezione?

Gli analisti indicano che avremo il nuovo presidente della Repubblica entro domenica, la situazione dovrebbe sbloccarsi tra la quarta e la sesta votazione.

Quorum a maggioranza semplice

Lo scenario sarà sicuramente delineato tra la quarta e la settima votazione, cioè da quando il quorum scenderà, passando dalla maggioranza dei due terzi dei grandi elettori alla maggioranza semplice: 505 voti su 1008 (non più 1009 per via della scomparsa del deputato FI Vincenzo Fasano).

Quando si vota

Intanto alle 15 Montecitorio in riunione plenaria, il Parlamento in seduta comune con i delegati regionali (3 per ogni regione e 1 per Valle D’Aosta), presieduto dal presidente della Camera Roberto Fico e dal presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, darà ufficialmente corso all’elezione del 13esimo residente in Quirinale.

Chi può esser votato per il Quirinale

Tutti possono esser votati purché siano italiani, almeno cinquantenni e che godano dei diritti civili e politici. Poi però chiaramente servono i numeri e il quorom che deve esser calcolato sui componenti del collegio presidenziale (1008) e non sui presenti.

I franchi tiratori e garanzia della segretezza del voto

Lo scrutinio è segreto e quindi è alto il rischio dei franchi tiratori, ovvero chi viola l’indicazione del proprio partito o gruppo dissentendo dalla linea ufficiale del proprio schieramento. In Italia si verifica soprattutto durante l’elezione del Presidente della Repubblica: basti ricordare le fumate di Fanfani, Forlandi, Merzagora o venendo ai giorni nostri quelle di Romano Prodi e Franco Marini.

Resta da capire come farà Fico a garantire la segretezza del voto evitando quindi una possibile indentificazione riportata sulla scheda.

Nel segreto del catafalco il grande elettore generalmente inserisce degli appellativi al nome del votato: “On. Mattarella”, “Sergio On. Mattarella”, “Mattarella Sergio onorevole”, questi appellativi potrebbero esser interpretati come indicazione di voto… sta a Fico evitare di leggere gli appellativi e ogni altro attributo posto di fianco al nome al momento dell’apertura delle urne.

L’impatto del Covid

Uno scenario di cui si parla poco sui media è come la pandemia inciderà sulle votazioni presidenziali. Innanzitutto il collegio dei votanti: i positivi potranno votare? Se si come? Si parla di Covid Hotel per i grandi elettori contagiati e la spola di ambulanze verso e da Montecitorio. Stesso dicasi per i quarantenati e i non vaccinati. 

L’impatto del Covid sulle votazioni è determinante: meno votanti sono presenti in Montecitorio più diventa difficile raggiungere il quorum per eleggere il sostituto di Mattarella.

Questa vicenda è stata in parte però risolta con il DECRETO-LEGGE del 7 gennaio 2022.

Il ripensamento di Mattarella l’unica salvezza per l’Italia?

Mancano poche ore ormai alla prima chiama. L’Italia si prepara per il 13esimo presidente della Repubblica, sono convinto che il Mattarella bis è l’unica soluzione possibile per non crollare. Ma di questo sono convinti anche i grandi elettori. E’ Mattarella che ha deciso.

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La comunicazione al tempo del Covid-19, e non solo

comunicazione

Quella nella immagine riportata più in basso in questo articolo, non è solo la comunicazione di un avviso affisso un paio di settimane fa al banco del check-in della compagnia aerea di bandiera italiana presso il principale aeroporto del Belgio; è anche l’ennesima dimostrazione di come – dopo due anni di pandemia – si continui ancora ad adottare una comunicazione stantia, farraginosa, burocratica e sostanzialmente incomprensibile.

Due linguaggi agli antipodi. La Comunicazione negli avvisi

In alto sulla locandina una comunicazione breve, efficace ed esaustiva, che sostanzialmente si ispira alla regola delle cinque W del giornalismo anglosassone; in una riga è mezza si comunica l’essenziale e senza giri di parole, ovvero che “dal 24 dicembre al 31 marzo 2022 le mascherine FFP2 sono obbligatorie”. Difficile dire di meno, inutile dire di più.

Leggere invece l’avviso in italiano mette a dura prova la pazienza e la capacità di comprensione dell’utente medio; il testo sembra più la nota di accompagnamento di una circolare rivolta al personale interno di ITA che un avviso destinato agli utenti; diciamo la verità, leggi l’avviso in inglese e controlli se la tua mascherina è correttamente indossata e se ne hai una di ricambio, leggi l’avviso in inglese e pensi: “e quindi?”.

Al pari della punta di un iceberg, questa locandina è la parte evidente di un sommerso che gestisce una situazione che cambia giorno per giorno con la lungimiranza di una talpa e la agilità di un elefante. Ve le ricordate le conferenze stampa che slittavano di ora in ora ed infarcite di pallosissime letture di articoli, commi e acronimi?

Ve le ricordate le anticipazioni ufficialmente nonufficiali che inviate per commenti agli stakeholders finivano inoltrate alle caselle di posta dei giornali che anticipavano regole non ancora emanate? Ve le ricordate le anticipazioni delle ordinanze dei Presidenti di Regione meridionali che scatenavano fughe verso casa e assalti a treni e autobus chi chi lavorava in Lombardia ma risiedeva a sud di Roma e non voleva rimanere in lockdown coatto aldilà del Po?

Ve le ricordate le scaramucce e i sondaggi sulle famigerate chat delle mamme per decidere se la scuola doveva essere in presenza o a distanza?

Ve li ricordate i proclami fatti il venerdì sera in televisione per annunciare che il lunedì successivo le mascherine sarebbero state vendute a 50 centesimi (senza specificare “più IVA”, ça va sans dire…) senza prima rifornire farmacie, parafarmacie e distributori e senza concordare l cosa con le associazioni di categoria?

Ed a chi pensa che quanto sopra fosse il risultato dei primi mesi convulsi in cui nulla si sapeva, ricordiamo la triste esibizione di medici di chiara fama prestatisi – non sappiamo quanto consapevoli del risultato finale – ad un tristissimo teatrino degno delle più grottesche puntate di “Dilettanti allo sbaraglio“.

I tempi cambiano, i dinosauri si estinguono

In emergenza servono direttive chiare ed immediatamente esecutive, un miraggio irraggiungibile per la comunicazione italica che si bea delle circonvoluzioni lessicali, si crogiola nei pleonasmi, si immortala nell’anacoluto e fa del superlativo assoluto l’obbiettivo a cui tendere.

In Italia non basta proibire, bisogna severamente vietare; non è sufficiente indicare una scadenza, bisogna specificare “entro e non oltre”; non è abbastanza assicurare, bisogna asseverare; a termine di un’opera si ribadisce che la stessa è collaudabile e pertanto si collauda.

Tuffatevi nel magico mondo delle perizie giurate, delle relazioni giuridiche, dei pareri professionali ed entrerete in un mondo che va dal grottesco al fantascientifico: giuramenti effettuati in piedi (chi si siede è spergiuro?), a capo scoperto (il toupet è ammesso? e con i Sikh come la mettiamo?), a voce alta (alta quanto? Devo urlare? E l’afono che fa?) innanzi a Dio (solo se credenti però, altrimenti si può evitare di scomodare l’autorità suprema).

Chiedete ad un traduttore legale delle sue peripezie lessicali, chiedetegli come traduce in inglese o in tedesco il trapassato remoto, il futuro anteriore, se riesce a rendere il roboante barocchismo di frasi del tipo “acciò consti firma posta a tergo della presente” e aprirete un vaso di Pandora.

Il meglio è nemico del bene

Quelle che sono diventate le barzellette sui carabinieri hanno ben più che un fondo di verità, procedure nate per semplificare la vita dell’utente la complicano ancora di più: la ricetta farmaceutica dematerializzata serviva per ridurre lo spreco di carta, ma il medico vi darà comunque quella stampata perché “una volta il sistema va in tilt, un altra volta è in aggiornamento, un altra volta chissà…”.

Fate online la prenotazione di una visita medica o di un analisi ma giunti all’ambulatorio noterete che il vecchio metodo dei foglietti col numerino scritto a mano è vivo e vegeto, a differenza del tabellone elettronico che giace spento e impolverato.

E questo se giocate in casa, Dio (o chi per lui…) vi dissuada dal tentare di servirvi in un altra regione, dove magari siete in vacanza o al lavoro; perché il servizio sanitario è nazionale ma è gestito dalle regioni e ciascuna ha un suo protocollo ed un suo sistema di gestione dei dati.

Fate il vaccino in Lombardia ma non date per scontato che la Puglia lo sappia, e se dovete fare il richiamo o vi serve il green pass la avventura può diventare kafkiana.

Sullo SPID poi, si potrebbero aprire capitoli infiniti; chi è riuscito a registrarsi senza problemi ed a non inventare periodicamente nuove password alzi la mano, ma prima vada a giocare al Super Enalotto perché – con la fortuna che si ritrova – farà sicuramente l’en plein.

E d’altronde, se Poste Italiane ha trovato tempo e risorse per realizzare un suo telegiornale, ma non ha pensato di unificare i suoi servizi in una unica app costringendo gli utenti a deliri di onnipotenza con profili uni e trini, non vorrete certo che banche, Comuni ed altri enti pubblici siano da meno.

O tempora, o mores

Da questi pochi (?) esempi si intuisce quanta strada abbia ancora da fare la comunicazione in Italia; non solo quella istituzionale ovviamente, stanti le clamorose debacle periodicamente registrate da pubblicitari, influencer e aziende; il problema è però che nella maggior parte dei casi alla comunicazione istituzionale si ricorre non per diletto ma per bisogno, ed in questi casi più che in altri bisogna letteralmente guidare l’utente verso la soluzione del suo problema, non costringerlo a giocare ad un rimpiattino (reale, virtuale o digitale che sia).

In un mondo perfetto lo psicologo non sarebbe il “medico dei matti” ma un professionista a cui si può accedere anche tramite il Servizio Sanitario Nazionale, nello stesso mondo perfetto ogni Comune, ogni Regione, ogni ente pubblico come ogni scuola dovrebbe avere un social media manager in grado di creare un ponte che faciliti contatto e comunicazione tra utenti e istituzioni.

In attesa di quel giorno, a noi non ci resta che provare a mettere a frutto anni di letture enigmistiche interpretando circolari, note di servizio, delibere e determinazioni elevando le nostre preghiere a Sant’Achilleo Kiwanuka.

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Presidente della Repubblica: il Mattarella bis è l’unica soluzione?

Mattarella Bis
Quirinale, residenza del Presidente della Repubblica

Poco meno di due settimane ci separano dalla prima chiama: 320 senatori, 630 deputati, 58 delegati regionali decideranno chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, alternativa al Mattarella bis.

Il capo dello Stato ha più volte espresso la sua volontà di lasciare il Colle, esprimendo la contrarietà ad un secondo mandato. La crisi pandemica però frena entusiasmi e stringe il Paese facendo supporre che prolungare il settennato di Mattarella sia la soluzione migliore in questo momento.

La corsa al colle è iniziata e il 24 gennaio non è cosi lontano. La partita ad oggi è aperta a tutti, e tra gli scenari è compreso anche il Mattarella bis.

Draghi, la costituzione e il semipresidenzialismo

Mario Draghi è il nome più gettonato in questo momento che farebbe convergere buona parte della maggioranza dei votanti. Nella conferenza stampa di ieri ha precisato, in apertura, la sua non disponibilità a rispondere alle domande sul Quirinale.

Draghi ha 74 anni ed in questo momento ha tre grandissimi fardelli sulle sue spalle: l’evoluzione della crisi pandemica, la gestione dei PNRR, l’equilibrio di governo. In caso di sua elezione si aprirebbe la crisi di governo: può esser lui presidente della Repubblica con un governo già in crisi? E chi prenderebbe il suo posto da presidente del Consiglio?

Ma non solo, Draghi al Colle significa scavalcare la Costituzione, vuole dire mettere in atto un semipresidenzialismo de facto.

Berlusconi e il centrodestra

Il Cavaliere è l’uomo indicato dal centrodestra e pare che voglia restare in corsa fino alla fine. La sua maggioranza potrebbe allargarsi oltre la coalizione. Ma il PD sul suo nome ha posto il veto. Come altri nomi circolati però lui è un capo partito e può in questo momento l’Italia avere al Colle un profilo politico più che un profilo istituzionale?

Amato potrebbe accontentare tutti senza scossoni evitando il Mattarella bis

Giurista, politico, accademico, due volte presidente del Consiglio, diversi incarichi da Ministro, giudice costituzionale e vicepresidente della Corte Costituzionale. Questi sono solo alcuni dei mandati di Giuliano Amato. Pare convincere tutti o quasi (M5S), ma si scontra con l’età: ha 84 anni, finirebbe il suo mandato a 91 anni.

E’ tempo di una donna?

Difficile, scenario molto difficile. Dopo la mobilitazione per la candidatura di Liliana Segre, che elegantemente ha già glissato la proposta, sono circolati i nomi dell’attuale Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, seconda carica dello Stato, di Marta Cartabia, Guardasigilli, ed dell’ex ministro Paola Severino. 

Mattarella bis

Ed ecco che dopo il valzer dei nomi ritorniamo a quello di partenza, quello più scontato, quello meno probabile, ma paradossalmente quello più sicuro: se si vuole riproporre Mattarella occorre definirlo subito e l’elezione va fatta alla prima chiama.

Come si può convincere a fare il bis? Semplice quanto banale: oggi Mattarella può succedere solo a Mattarella.

La sua è una sorta di candidatura emergenziale, l’unica che possa traghettare l’Italia verso la fine della crisi pandemica, la gestione dei PNRR e le nuove elezioni politiche.

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